L’ambientamento al nido: il tempo dell’esordio

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L’andamento delle relazioni parentali nei primissimi mesi di vita determina frequentemente e a volte significativamente i futuri processi di interazione famigliare, è questa consapevolezza che deve guidare l’impostazione e l’impianto con cui si vuole proporre il percorso di ambientamento ad una famiglia che si accosta al nido d’infanzia.

Prendersi cura dei bambini e dei loro genitori

Ecco perché prendersi cura del tempo inteso come insieme di momenti, ritmi e riti per prendersi cura dei bambini e dei loro genitori è l’attenzione sulla base della quale si intende strutturare il processo di separazione che si realizza nel corso dell’ambientamento proposto nei nidi d’infanzia.

Per i bambini e per i genitori che si separano per la prima volta l’ingresso al nido può diventare occasione per conoscersi, mettersi alla prova, rivisitare e rinnovare la propria relazione in un contesto che offre la possibilità di agire le proprie modalità relazionali, le proprie strategie e i propri vissuti.

La delicatezza e fragilità di una relazione che si sta costantemente modulando e adattando alle nuove competenze agite dal bambino e alle sicurezze e aspettative del genitore, impone agli operatori di questo segmento educativo di rispettare le variabilità individuali, di interpretarne i segni e le traiettorie di crescita e sviluppo.

Un atteggiamento non giudicante

Non si deve dimenticare che in questo delicato periodo i genitori, specialmente se al primo figlio, stanno ancora strutturando la propria identità genitoriale e già si vedono costretti a confrontarsi e a condividere la responsabilità educativa con altri. Per questo motivo nel periodo in cui ci si avvicina ad una famiglia che intende affidare il proprio figlio al nido vanno attivati strumenti, modi e strategie che favoriscano l’incontro, il dialogo, il confronto per leggerne e interpretarne le aspettative, conoscerne lo stile famigliare, le storie personali e il contesto culturale di provenienza. Tutto ciò trova senso all’interno di un contesto relazionale contraddistinto da un atteggiamento non giudicante ma contenente e accogliente che diviene la cifra stilistica di ogni operatore che al nido incontra i bambini , le mamme e i papà.

Sarà quindi importante garantire un tempo dell’agio, vissuto e compreso dalla diade genitore-bambino, che consenta alle loro intenzioni di mostrarsi e rimodellarsi, che dia la possibilità di tastare e intraprendere relazioni, di mettersi alla ricerca dei significati di quanto si vive in un contesto nuovo, denso di intenzionalità e conoscenze, sciogliendo la tensione del “voler fare” per abitare invece la dimensione del “so-stare”.

Dimensione del “so-stare”

La progettazione di tempi, fasi e ruoli fa riferimento a un modello che si può definire “ambientamento fluido” con un riferimento esplicito alla possibilità di prendere, come fanno i fluidi appunto, la forma di chi lo vive. È a tutti evidente che attualmente i bisogni delle famiglie e dei singoli genitori sono sempre più diversificati e articolati e si incrociano con contesti socio economici sempre meno definiti e definibili. Quindi l’incontro con un servizio educativo come il nido d’infanzia, che solo in tempi relativamente recenti ha definito la propria struttura e impostazione, richiede oggi di saper nuovamente apportare aggiustamenti e adattamenti per rendere il servizio sempre più rispondente e adeguato alle esigenze lavorative, organizzative e famigliari dei genitori ma nel contempo di saper tener presenti le necessità, i bisogni, le risorse e le competenze dei bambini.

Quindi, agli operatori del nido spetta il compito di saper proporre una modalità di ambientamento che non fa più riferimento ad un percorso schematico e obbligato che porterà a separarsi entro un tempo prestabilito in modi predefiniti, poco personalizzati e spesso pressanti perché regolati più dall’orologio che dal vissuto. Al nido compete il saper predisporre e sostenere un contesto di relazioni che si tessono gradualmente su un ordito tracciato dal servizio e ricamato da ogni famiglia sulla scorta dei propri vissuti, delle proprie esperienze ed esigenze. Si richiede allora agli educatori la capacità di saper gestire il tempo dell’attesa, cioè non intervenire o interferire allo scopo di spronare e semplificare sapendo sostenere i passaggi, agevolare gli incontri, favorire gli scambi. 

Inoltre la consapevolezza che il percorso di ambientamento al nido inizia fin da quando la famiglia iscrive il proprio figlio, deve muovere gli educatori verso una riflessione rispetto ai diversi stili di cura dei genitori che incontrano e che determinano e influenzano significativamente i bambini rendendoli diversamente competenti rispetto alle relazione adattive ad un contesto nuovo. Alla luce di questo risulta importante dedicare un tempo disteso prima ancora di iniziare il percorso, per conoscere e incontrare i genitori esplorando con loro le motivazioni delle loro scelte, le rappresentazioni e le aspettative rispetto al servizio in cui pensano di inserire il proprio bambino.

Poter attivare il pensiero dei genitori su quanto e come sarà opportuno e utile accompagnare il proprio bambino nel percorso di ambientamento li metterà nella condizione di conoscersi e conoscere meglio se stessi e i propri figli. Il compito degli educatori diviene quindi soprattutto quello di garantire ad ogni famiglia un accompagnamento che restituisce quotidianamente i vissuti e le emozioni del bambino e del genitore stesso, lasciando spazio a colloqui personali informali o organizzati.

Si riconosce in questo modo ad ogni famiglia l’autonomia di tracciare la propria sequenza, di condurre la danza diadica che porta ogni bambino a sentirsi gradualmente parte di un nuovo contesto, dove il nido viene quindi vissuto, non come estraneo ed esterno al contesto famigliare, ma parte del sistema a cui il microsistema famigliare si affaccia.

Questo approccio permette al bambino e ai suoi genitori di sentirsi protagonisti attivi del proprio processo di ambientamento, di determinarne l’andamento, di definirne tempi e modalità dentro un contenitore relazionale che li accoglie, che presta quindi attenzione al loro vissuto, che sostiene e promuove il coinvolgimento attraverso occasioni che favoriscono il dialogo fra le famiglie perché diventino risorse complici di un percorso condiviso.

Il confronto e la condivisione di questa esperienza emotivamente coinvolgente con altre famiglie diviene sovente occasione per intrecciare relazioni nuove per famiglie isolate, per attivare relazioni di aiuto e scambio, per dare spazio alla dimensione della gratuità della relazione.

All’interno di questo modello trovano quindi significato strumenti e metodi che vogliono sostenere e promuovere contesti in cui agire vissuti, leggere emozioni, interpretare dinamiche in un’ottica introspettiva, siano elementi che riconoscono agli adulti coinvolti competenze interpersonali e intrapersonali che li qualificano.

In quest’ottica può trovare spazio l’utilizzo della scrittura poetica proposta ai genitori e agli educatori per descrivere i sentimenti e le emozioni che li attraversano in questo contesto, laboratori emozionali per riflettere sui vissuti e gli immaginari che oggetti quotidiani evocano, conversazioni attivate con l’utilizzo di frasi interrotte per esplicitare pensieri e paure.

La riflessione sulla profondità e l’intensità delle proprie emozioni diviene occasione per proiettarsi su quella dimensione dell’essere che determina il pensare e l’agire e ciò vale tanto per i genitori quanto per gli educatori che sono coinvolti in questo percorso. Il ruolo chiave di questi processi diviene quindi quello del coordinatore che ha la consapevolezza di quanto si sta realizzando nel servizio, e in un’ottica di responsabilità e qualificazione del servizio promuove e sostiene ruoli e competenze di ognuno.

Intraprendere riflessioni su piani più profondi ed emozionali diviene quindi un elemento che contraddistingue un servizio che consapevolmente si vuole mettere in relazione con i propri utenti per costruire rapporti di fiducia e collaborazione e che quindi raggiunge un livello di qualità intrinseca al servizio stesso.

Si riporta di seguito una poesia ermetica realizzata durante un incontro di verifica sull’andamento degli ambientamenti, frutto della riflessione a più mani, più voci, più menti del gruppo educativo e di coordinamento per descrivere i vissuti di famiglie e bambini durante il percorso di ambientamento.

ESORDIO

Impetuose aspettative
Distorte preoccupazioni
Grigie paure
Impellenti pressioni
Confusi pensieri
Incontri di colore, di forme, di sensazioni, di emozioni
Dialoghi di occhi, di mani, di pelle
Riti di spugna, di tela, di velo
Fatiche di crescita, di tenacia, di conquista
Sapore di stupore, di gioia, di scoperta
Presenze di ascolto, di conferma, di fiducia
Potenziali svelati, riconosciuti, sostenuti
Animi leggeri spiccano il volo verso il futuro.

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